Il mio percorso con Aldo,
Ciao Aldo (Fasaldo). Mi chiedono di scrivere una pagina per il fotolibro e, come sai, una pagina non basta. Io di te ho tantissimi momenti in memoria che sono stati importanti per la mia vita di scienziato, ma non solo, e che quasi vorrei tenere segreti. Momenti che una volta tirati fuori mi portano anche tante emozioni. La parte scientifica del nostro percorso insieme, tutto sommato, è tutta scritta. E’ iniziata con la mia tesi sul Triturus ed il NPY con l’aiuto di Isabelle Perroteau e con l’ombra di un certo H. Vaudry. E’ stata affiancata dalla presenza di Michele De Bortoli, appena tornato dall’America. Un training per me eccezionale, con queste personalità. Forse non ti ricordi, ma nel lontano 1986 utilizzando l’anticorpo anti-Ras di Michele, vedemmo che nel Tritone c’era una marea di Ras nel cervello. Si fecero un pò di discussioni sulla specificità. In quegli anni il laboratorio di immunoistochimica non aveva tante risorse, c’era una Claudia Andreone che faceva la immunoistochimica benissimo, e Michele che cercava di mettere a punto il suo lab. Ricordo una stanza dietro gli acquari, se si saltavano gli scaffali si arrivava a vedere una serie di animali imbalsamati della collezione di zoologia. Altri tempi.
Come poteva portare avanti un garzone della scienza una osservazione così, in quel Dipartimento che era da una parte una stupenda bottega scientiKica e dall’altra un area incasinata? Comunque sui Current Contents non c’era nulla di ras nel cervello… Il primo report di Ras nel cervello venne pubblicato più di un anno dopo ed oggi sappiamo quanto la funzione di Ras sia importante nell’apprendimento. Questo è solo un esempio delle tante osservazioni creative che si potevano fare nel tuo laboratorio, grazie alla tua apertura mentale.
La seconda fase del nostro rapporto è stata il mio ritorno dall’America. Ecco, qui c’è poco da dire, se non che il sistema olfattivo che ho portato indietro dal laboratorio di Frank Margolis ti ha interessato così tanto che è ancora uno dei tuoi interessi. In effetti, l’entusiasmo con cui hai iniziato a lavorare in un campo nuovo è stato incredibile. Ma questa è una storia tutta scritta nei nostri lavori insieme e nei tuoi degli anni a seguire. Io ricordo con gioia un lavoro che mi hai quasi “forzato” a scrivere su Scientific American. Quel lavoro che mi ha permesso di fare capire ai miei genitori cosa facevo, ed oggi so che questa non è stata una cosa da poco, anche se allora non la capivo in fondo.
Tutti e due sappiamo che c’è stato un evento che ha cambiato le nostre prospettive, e da quel giorno le nostre strade scientifiche si sono separate. E’ un pò come quel film, “Sliding doors”. Però il nostro rapporto è stato sempre felice e quando sono rientrato in Italia per una combinazione di eventi, in cui Gaudino e Marchisio, e te si sono intrecciati, alla fine sono atterrato con un piede ad Alessandria, proprio dove avrei potuto andare anni prima. A quel punto io avevo una famiglia, ed i nostri pochi incontri sono diventati meno scientifici e più famigliari. Storia recente, di cui ricordo un giorno “felice” in cui la mia famiglia nuova ti ha visitato a casa, con Nina, Jacopo e Julia. E Julia, piccola, ti ha fatto fuori con le sue manine lo sciacquone del water. E’ con questo ultimo ricordo e con l’almeno apparente divertimento con cui tu hai accolto questo evento che chiudo la mia pagina. Senza di te la mia vita di scienziato e di uomo sarebbe stata diversa. Questo lo sai già, ma va detto.
Stefano