E’ sempre la stessa solfa: quando arriva il momento non riesci mai a realizzare che è proprio così… Deve essere questa la ragione per cui mi sembra strano trovarmi a scrivere qualche riga su Aldo che va in pensione… E’ chiaro che la riflessione su Aldo diventa anche riflessione sulla vita che passa…
Insomma, sono trascorsi più di 25 anni da quando un’aspirante guardiaparco con velleità da etologo (io) è entrato nel laboratorio di Aldo Fasolo e… si è trasformato appunto in un topo di laboratorio. Mi chiedo quale sia stata la ragione di un cambio così radicale di programma, e trovo immediatamente la risposta… Quando ho conosciuto Aldo (lui metteva ancora il camice, almeno nelle giornate fredde, e veniva a vedere i vetrini al microscopio) una cosa mi ha colpito, la stessa che ancora oggi caratterizza Aldo come Scienziato: la sua visione della scienza è globale. Come dice Paola, Aldo è uno scienziato a 360°. Un esercizio intellettuale difficile, rischioso e dispendioso, che richiede curiosità e notevole capacità logica e associativa, ma che trasforma una molecola o un processo cellulare, o l’esito di una semplice reazione d’immunoistochimica in un “evento”. Sotto questo punto di vista gli studi svolti nel laboratorio di Aldo nel corso di questi anni non sono mai stati semplici o se vogliamo banali reazioni fra un antigene e un anticorpo, ma hanno sempre cercato di rispondere a domande poste in un contesto scientiKico di livello superiore che non solo coinvolge il comportamento o l’ecologia di una singola specie, ma che cerca di deKinire principi di base della biologia.
Questa visione della scienza che non finisce mai, che non è mai limitata a se stessa, che cerca sempre di porre la questione su diversi piani, e che per me è l’unica, è stato il grande insegnamento di Aldo ai suoi allievi. Io di questo gli sono grato.
Paolo