Novembre 2013,
Aldo
Tante battaglie accademiche, colpi di fioretto e bordate a mitraglia: qualche cicatrice, ma moltissime cose realizzate, sempre in favore della comunità.
Cene, a casa sua, conversazioni piacevoli e idee stimolanti, con persone sempre nuove e interessanti e la straordinaria arte culinaria (di Paola).
Un giorno di luglio di un po’ di anni fa, a Londra, alla Tate Modern persi davanti ad un igloo di Mario Merz.
Dopo la laurea di suo figlio, Davide, sul loggiato del rettorato, un pomeriggio grigio: padre ansioso e premuroso al quale è stata negata la soddisfazione di essere presente alla laurea del figlio (capitò anche a mio padre e, mi sa, capiterà anche a me).
Seduti sulla panchina del cortile-chiostro del Dipartimento di Biologia, un altro pomeriggio con un bel sole in faccia, a spiegarmi le ragioni di certe scelte.
Lunghi colloqui nel suo studio, lui seduto nella posizione del loto sulla sua poltroncina, io di fronte con le gambe allungate, con una luce strana che viene dal basso; mi spiega per ore, con pazienza, le cose della fine politica e dell’alta strategia (io capisco meno della metà).
Le foto di Paola ovunque (a casa, in dipartimento), ma soprattutto l’espressione di Aldo che parla di Paola. Un maturo professore ancora innamorato come una matricola.