Federico Luzzati

Nel 1998, alla ricerca di un posto per fare la tesi, mi infilai in uno stretto e tetro corridoio del vecchio dipartimento di via Accademia Albertina 17 alla ricerca di Aldo Fasolo. Lui stava camminando velocemente, capì cosa volevo prima che finissi la frase e mi indicò un ragazzo (Paolo Peretto) dicendomi di parlare con lui. Da allora mi sono abituato al fatto che le conversazioni con Aldo sono spesso caratterizzate da un certo effetto Doppler, talvolta causato dalla velocità delle sue gambe altre volte da quella del suo pensiero. Queste conversazioni erano però sempre molto stimolanti, Aldo sembrava maneggiare qualunque argomento e riusciva sempre a dargli un senso e un ordine: esattamente quello che un ragazzo curioso come ero io cercava in un maestro. Un po’ di cerone verde, due orecchie lunghe ed avevo trovato il mio Yoda.

Si poteva partire da un piccolo dato, ma ecco che trovava un suo posto in mezzo ad altri argomenti a loro volta incasellati e ben connessi tra loro, la plasticità neuronale, lo sviluppo, la storia della biologia, i meccanismi evolutivi su su fino al posto dell’uomo nella natura.

L’insegnamento più grande di Aldo è stato proprio quello di stimolarmi a cercare delle chiavi di lettura per guardare la biologia il più possibile nel suo complesso. Un giorno venne da me con una fotocopia dell’ultimo Trends in Neuroscience dove si parlava di tali VENT cells, una specie di creste neurali ventrali, e mi chiese di farci su un journal club di lì a un paio di settimane. Sulle prime la cosa mi sembrò una pazzia: quell’argomento non aveva nessun legame con il mio progetto di tesi! Ma la lezione non era tanto sulle VENT cells quanto sull’importanza di trovare il tempo per cercare quelle chiavi di lettura generali da veriKicare poi eventualmente nel proprio speciKico settore di ricerca.

aldo_11Sulle questioni scientifiche più specifiche, legate al mio progetto di ricerca ed alla vita quotidiana del laboratorio ho avuto altri maestri. Il merito più grande di Aldo nel gruppo di ricerca che faceva capo a lui, è stato quello di mettere insieme persone molto valide e di creare le condizioni perché potessero lavorare bene. Il gruppo Fasolo è stato un posto molto umano e piacevole dove lavorare, e la cosa più bella è che tutti noi , studenti, dottorandi, post doc ci siamo sempre sentiti stimolati ad essere creativi e ad immaginare un nostro progetto di ricerca.

Ad Aldo devo anche l’incoraggiamento verso l’insegnamento e la divulgazione scientifica. Ero ancora uno studente quando attraverso un suo contatto con Centroscienza andai a fare dei laboratori di scienze per le sucole elementari. Lungo quel percorso che è poi passato anche un po’ attraverso il teatro, ho imparato moltissimo di cosa vuol dire fare lo scienziato e incidentalmente ho anche incontrato la madre dei miei figli.

Insomma, io a YadAldo devo moltissimo e spero di continuare ad indebitarmi ancora con lui in futuro.

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