Aldo Fasolo (1943-2014)

Aldo ci ha lasciato all’improvviso, in una piovosa giornata di novembre, ad un anno dalla giornata in cui in tanti l’avevamo gioiosamente festeggiato con contributi scientifici e manifestazioni personali.

In queste pagine troverete quindi il “libro” che Aldo ricevette il 22 novembre 2013 a chiusura della giornata scientifica e il video messaggio che produsse assieme a suo figlio Davide.

Un sentito ringraziamento a Paola, Davide e tutti gli autori che hanno condiviso l’idea di pubblicare queste testimonianze cariche di emozioni.

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13 risposte a “Aldo Fasolo (1943-2014)

  1. Aldo è stato per me un punto di riferimento soprattutto agli inizi della mia carriera universitaria. Il mio primo lavoro l’ho pubblicato con lui nel lontano 1990 e sempre lui è stato il mio tutor esterno per il mio esame di PhD. Il DRG, l’acetilcolina, i neuropeptidi erano gli argomenti che in quegli anni accumunavano il laboratorio di Gabriella con quello di Aldo e io mi sono trovata lì in mezzo, studentessa inesperta ad assorbire tutte le informazioni e gli input che entrambi mi davano. Chi poteva dirlo in quel momento che l’Acetilcolina avrebbe segnato tutta la mia vita.
    Dopo, nel corso degli anni successivi, la distanza e i percorsi via via diversi ci hanno fatto perdere i contatti, ma ogni volta che lo incontravo sembrava che le pause non ci fossero mai state. L’ultima volta l’ho sentito verso marzo- aprile 2014. Girando sui canali RAI, vidi un programma di Scienza dove lui parlava di cervello, sensi ed emozioni. Sono rimasta rapita. Mi sono seduta e ho ascoltato. Indiscutibilmente aveva un carisma che pochi hanno. Alla fine della trasmissione gli ho mandato un messaggio sul cellulare di congratulazioni per il bellissimo intervento, dopo neanche un’ora mi ha risposto ringraziandomi per il pensiero. Ecco, Aldo era anche questo, non solo uno scienziato illustre, ma un uomo, un “signore” come quelli di una volta.

    Il mondo scientifico ha perso tanto e ogni volta che se ne va una grande mente e un grande uomo, a noi rimane apparentemente un vuoto che però è colmato dai tanti ricordi, dalla memoria e dagli insegnamenti lasciati.

  2. Con grande tristezza ho accolto la notizia della perdita dell’ amico Aldo Fasolo che ho avuto modo di ri-incontrare nel periodo passato a Torino come Professore invitato. Ricordo con affetto una cena in occasione di un mio compleanno, un libro che mi dono in quell’occasione, lui che era lettore competente ed appassionato anche al di fuori della letteratura scientifica. E ricordo una cena degli ex allievi del Liceo Cavour cui entrambi partecipammo, Aldo mi pare, quale organizzatore. Purtroppo la cerimonia funebre di Aldo coincise con quella della mia mamma e non potetti assistervi.
    Caro Aldo purtroppo ora si e spezzato uno dei cari legami che mi legano alla nosra città.

    Giorgio Maria Innocenti, Karolinska Institutet, Stockholm e Ecole Politechnique Federale, Lausanne.

  3. Ho avuto pochissime, e piacevolissime, occasioni di incontrare Aldo, ma una di queste, che ormai risale a circa 15 anni, è stata per me memorabile. Nel lontano anno 2001, Aldo organizzò un incontro da me a Parma con alcuni illustri ricercatori, fra i quali Elena Cattaneo, Gabriella Augusti-Tocco, Gianfranco Rossi e un suo collaboratore di Torino di cui non ricordo il nome. Questo al fine di discutere la possibilità di presentare un progetto FIRB su cellule staminali neurali embrionali ed adulte nell’ambito dei bandi che dovevano essere pubblicati a breve. Particolarmente sorprendente fu per me il fatto che durante quella riunione propose me come coordinatore nazionale di un tale progetto. La domanda non ebbe successo ma fu rielaborata da Umberto di Porzio in un simile progetto l’anno successivo e quella volta fu anche finanziata.

    Da allora mi sono sempre sentito in debito con Aldo per questo suo gesto e gli sono sempre stato particolarmente grato per avermi introdotto nel campo della neurobiologia italiana. I nostri successivi incontri sono avvenuti in occasioni di convegni di neuorobiologia/biologia dello sviluppo, fra cui il GEI, e sono sempre stati caratterizzati dalla massima cordialità e reciproca stima. Ho pertanto un bellissimo ricordo di Aldo che, come per tanti altri colleghi, va al di là di un ricordo di una grande scienziato.

  4. …. quante cose nella sua vita e con quanta serietà e passione!
    Non tutti noi che con lui abbiamo fatto lunghi pezzi di strada sapevamo di voi e di altri, di tutte le sfaccettate situazioni in cui si immergeva con curiosità e a cui dava il suo prezioso apporto. Ora tutti ci ritroviamo più soli.

    Noi del gruppo Resviva lo ricordiamo nel nostro sito con poche parole e due foto che saremmo contenti di condividere con tutti voi, così come metteremo nel sito nostro il link a questo.

    http://www.resviva.it

    Elena Gagliasso

  5. Caro Aldo, mi mancheranno i nostri veloci incontri nei corridoi del Dipartimento o lungo la strada che talvolta insieme percorrevamo per raggiungerlo. Ti ricordi, l’ultima volta parlammo di Francesco Casorati?… Ti penserò davanti ai quadri di suo padre Felice alla grande retrospettiva che visiterò i prossimi giorni ad Alba.
    Ciao
    rocco

  6. Io mi chiamo Paolo Giasone, sono un impiegato pertanto non ho ricordi di trascorsi collaborativi col Prof. Fasolo, inoltre sono in servizio presso il DBIOS solo dal 1 ottobre 2013 quindi le mie memorie ed esperienze con lui sono minime e di data recente, ma è con immenso piacere, naturalmente misto a profondo rammarico, che scrivo queste parole poiché i pochi rapporti che ho potuto avere con lui oggi consistono in piacevoli ricordi, ricordi di una persona umile e disponibile nonostante il suo “peso” scientifico, una persona sempre presente ed educata e sempre pronta alla battuta di spirito, con un consistente senso di umanità ed una forte educazione relazionale anche con chi, come me, non apparteneva alla sua vita scientifica e comunque di recentissima reciproca conoscenza.
    Per giorni abbiamo collaborato insieme perché l’Aula Magna del Dipartimento fosse a puntino per la sua festa di pensionamento, ho avuto l’onore di essere uno dei primi a vedere in anteprima la sua presentazione, ha voluto anche il mio parere sulla scelta di “A perfect day” di Lou Reed, scelta che io ho condiviso pienamente perché ho sempre trovato quella canzone molto carica di emozioni e molto significativa, nonché azzeccata soprattutto nel contesto in cui lui voleva utilizzarla.
    Ho anche partecipato, sempre dal punto di vista tecnico, alla preparazione dell’Aula Magna per ricevere quel grande Professore Emerico inglese (non ricordo il nome, non me ne vogliate) che fece un convegno qui in dipartimento pubblicizzando il suo nuovo libro, libro di cui il Prof. Fasolo fece in modo di farmi consegnare personalmente una copia autografata.
    Per tutto questo e per altre piccole cose di tutti i giorni ringrazio il Prof. Fasolo, per la tenerezza con cui ha sempre gestito il suo rapporto con me e non solo.
    Grazie Professore, il suo ricordo rimarrà sempre vivo nella mia memoria, il ricordo di una persona che, al di la dell’aspetto scientifico, ha dato esempio in quanto a umanità, educazione e profonda simpatia.

    Paolo Giasone

  7. Ho condiviso l’ufficio con Aldo per un paio d’anni quando ho avuto la fortuna di lavorare come segretaria del NIT e dell’allora Scuola di Dottorato in Neuroscienze, di cui Aldo era Coordinatore. Di Aldo ricordo l’ impareggiabile capacita’ di mettere le persone a proprio agio con modi gentili eppure informali; l’atteggiamento garbatamente ironico quando manifestavo perplessita’ e timori di fronte a procedure burocratiche farraginose o situazioni che richiedevano soluzioni innovative; la capacita’ e la prontezza mentale di pensare e ideare piu’ cose contemporaneamente. Aldo era un vulcano di idee e non nascondo che talvolta facevo fatica a seguirlo nei suoi complessi ragionamenti. Da lui ho soprattutto imparato due cose, che sono andate a costituire un importante bagaglio per la mia professionalita’ e per le quali mi sento in debito con lui: la spinta ad apprendere cose nuove, intesa sia come strumento di miglioramento del proprio lavoro ma anche come momento di crescita e promozione personale, ed il lavoro concepito come servizio all’utente finale, che nel mio caso erano i Dottorandi. In lui si coniugava il rispetto delle procedure ed una buona dose di pragmatismo, cosa che rendeva non solo snello il lavoro, ma consentiva di trovare il tempo per migliorare, innovando, quello che si faceva. Ed Aldo aveva anche la grande capacita’ di farti sentire parte di una squadra e di farti percepire che cio’ che facevi aveva non solo un senso ben preciso, ma anche un suo specifico valore. Di tutto questo, grazie ancora, Aldo.

  8. 38, tanti sono gli anni trascorsi a stretto contatto con Aldo.
    Ci vedevamo tutti i giorni, ho talmente tanti ricordi……
    Due cose vorrei tanto: Offrirgli un caffè fatto con la moka e riavvitare quelle maledette vitine dei suoi occhiali.
    Ciao Aldo…..
    franco.

  9. Con Aldo ci vedevamo regolarmente alle sedute del comitato di redazione de “L’Indice”, ma gli incontri migliori erano quelli estemporanei; ci incrociavamo spesso per strada, sempre di fretta, un saluto e via; o ai concerti che lui, con la sua curiosità inesauribile, sceglieva accuratamente.
    Aldo era una delle persone che avrei voluto invitare, l’anno prossimo, a “Donde hay música”, un programma che realizzo per Radio 110, la Webradio d’Ateneo. Tre quarti d’ora, una volta alla settimana, in cui invito gli ospiti a raccontarsi attraverso la musica che ascoltano, ricordano, producono, vivono. Credo che con Aldo ci saremmo divertiti e avremmo imparato molte cose, sulla musica e soprattutto su di lui.
    Sei scappato, caro Aldo; mannaggia alla fretta. Voglio provare a credere che sia stata, ancora una volta, la tua sete inesauribile a spingerti di colpo così lontano. Vabbè, ne riparleremo più avanti; tu intanto studia bene la musica delle stelle, così quando anch’io sarò da quelle parti mi darai qualche suggerimento utile per l’ascolto…

  10. Aldo è i giardinetti di piazza Cavour, la mattina presto, quando portavo mia figlia al pulmino per la scuola materna, prima di andare a lezione o a studiare per preparare gli esami. Alla stessa ora, Aldo passava di lì per andare al lavoro. Ci conoscevamo solo di vista (e io conoscevo lui di fama), ma sempre ci scambiavamo un sorriso o una battuta.

    Aldo è il master di divulgazione scientifica de Il Rasoio di Occam, che frequentavo durante l’ultimo anno di università. Alla sua prima lezione, raccontò a tutti dei nostri incontri mattutini ai giardinetti Cavour (inaspettatamente, appresi che quell’incontro, quasi quotidiano, divertiva anche lui…).

    Aldo è uno dei primi convegni a cui sono andata. Appena laureata e sperduta, arrivo in ritardo nella sala dove lui sta già parlando. Vedendomi entrare, il suo discorso, con grande naturalezza, devia sul ruolo dei giovani nella scienza e all’improvviso mi accorgo che sta parlando di me. Sta citando il mio primo articolo, tratto dalla tesi di laurea, che era stato appena pubblicato (ma non c’entrava nulla con il tema della conferenza!). Per un attimo, mi sono sentita parte di un mondo nel quale volevo entrare.

    Aldo è il “Progetto Sinapsi”, o meglio, a quei tempi (come diceva lui) io ero “una delle sue sinapsi”. Nell’ambito di quel progetto, con Aldo e Luca Munaron, avevamo organizzato una serie di incontri sulla teoria dell’Evoluzione.

    Aldo è l’anno passato a L’Indice dei Libri del Mese, a curare con lui e Camilla Valletti le pagine della saggistica scientifica. Amavo scrivere per L’Indice e, con grande rammarico, riconosco di non aver più saputo trovare il tempo da dedicare a quell’attività per la quale Aldo, mille volte più impegnato di me, trovava sempre grande energia.

    Aldo è il mio incontro “personale” con l’editoria scientifica. Mi aveva chiesto di preparare una pagina per L’Indice con interviste a diversi esponenti dell’editoria scientifica italiana. Tra questi, Alberto Conte, in veste di editor scientifico per Bollati Boringhieri. Da quell’incontro, nel bene e nel male, tre anni passati a lavorare da Bollati.

    Aldo è il concorso per il dottorato in Neuroscienze. Insieme a Marco Sassoè, c’era Aldo il giorno dello scritto a consegnarmi la busta di un tema che, come in seguito mi disse, andò “troppo bene per una filosofa”! Da quel giorno, ho potuto dedicarmi alla ricerca come avevo sempre desiderato.

    Non posso dire che Aldo sia stato direttamente un mio maestro, ma di certo è stato presente e fondamentale in ogni tappa importante della mia vita. Lo ha fatto senza alcuna sottolineatura, con la leggerezza di un incontro casuale che però si ripeteva costante nel tempo. Ogni volta che passo tra via Accademia Albertina, via Carlo Alberto, piazza Carlina e soprattutto dai giardini Cavour (noto ora, tutti nomi super piemontesi come il suo accento!) mi guardo intorno e vorrei poterlo incontrare ancora.

    Francesca

  11. Mi sono laureata con Aldo ormai anni e anni fa; e lui stata la mia ragione per scegliere la strada delle Neuroscienze nella vita…le sue lezioni, mai retoriche, ma illuminanti aprivano mondi sconosciuti davanti ai miei giovani occhi. Lontana dall’Italia ma spesso a Torino per motovi familiari passavo a trovare Aldo nel suo ufficio con immenso piacere e ci aggiornavamo cosi sulle nostre vite che scorrevano veloci.
    Ricordo come in Aprile di quest’anno gli parlai delle preoccupazioni per i miei anziani genitori e lui mi rincuoro parlandomi della senilita, quella senilita che lui non provera mai, intesa come parte integrante della vita. Nella stessa bellissima giornata, in una Torino in fiore, Aldo passo tempo con i miei figli gemelli raccontando loro aneddoti divertenti, chiedendo loro notizie sulla loro vita e ascoltando le risposte con la stessa attenzione che avrebbe dedicato ad un suo pari.
    Mi manchi tanto, con affetto….

  12. Aldo ti ho conosciuto grazie a uno stage ERASMUS di 6 mesi nell’1991 e da allora
    ricordo con grande piacere la tua calorosa accoglienza e grande disponibilità.
    Ricordo in particolare il giorno dopo il nostro arrivo quando ci hai portato a pranzare, le tue prime parole furono “diamoci del tu”.
    Poi mi hai presentato la studentessa che è diventata mia moglie.
    La tua formidabile energia e il tuo entusiasmo hanno contato nella mia decisione di proseguire la mia vità a Torino.
    Ogni volta che ti incontravo in dipartimento avevi sempre qualche frase gentile o spiritosa.
    Grazie di tutto, ci mancherai.

  13. Sono stata allieva del Professore agli inizi del 2000, ricordo il suo modo di insegnare divulgando e facendo appassionare gli uditori.
    Ricordo la sua umanità e la sua grande valenza scientifica.
    Apprendo in ritardo della sua scomparsa, solo oggi perché per questioni personali sono stata un po’ fuori dalle vicende torinesi.
    Torino, la scienza, il sapere hanno perso un grande uomo.
    Ciao Professore, mi scusi se le do del tu, solo per stavolta.

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